La Casa Officina si ispira ad una tradizione di riflessioni pedagogiche e di pratiche educative e la reinventa e ritraduce in modo innovativo e sperimentale, è un piccolo incubatore di comunità, dove poter sperimentare e trovare nuove possibilità di società e di educazione.
Il compito dell’educatore è di osservare e cogliere la realtà e le esperienze nelle loro costanti trasformazioni, e partire da queste per costruire opportunità e percorsi di crescita e consapevolezza.
Tradizione e Innovazione
Dal bambino al migrante, dal genitore all’educatore, tutti sono riconosciuti e valorizzati, ascoltati e accolti nei desideri, nei bisogni, nei dubbi e nei sogni, che esprimono in libertà. Dalla speranza e consapevolezza della pedagogia di Paulo Freire, alla maieutica di Danilo Dolci; dal metodo naturale di Celestine Freinet, alla prospettiva di cura dei servizi di Reggio Children; dall’autonomia promossa da Maria Montessori, all’attivismo di Jonh Dewey; dalla cooperazione educativa di Mario Lodi, all’educazione lenta di Gianfranco Zavalloni; dal decalogo per una convivenza interetnica di Alexander Langer, alla fantasia critica e divergente di Gianni Rodari: ogni pensiero e azione quotidiana si nutre di esperienze precedenti che indicano scelte e comportamenti, ma anche parole e discorsi.
Allo stesso tempo, l’approccio non può non trasformarsi e rispondere al contesto locale, all’attualità storica, alla condizione professionale ed esistenziale dei nuovi educatori della nostra società. C’è un senso specifico nell’essere educatori nel XXI secolo, nel fare educazione a Palermo e in Sicilia, nel pensiero pedagogico degli educatori di confine, che non vivono all’interno delle scuole, che non vengono riconosciuti nel loro ruolo sociale, che abitano in modo nuovo la città.
Da tutti questi elementi è emerso un cambiamento di prospettiva: è fondamentale abbandonare l’immaginario comune, frutto di un modello in esaurimento, per sperimentare un nuovo modello, in cui i diversi linguaggi espressivi si intrecciano con le diverse lingue, i bisogni si esprimono accanto ai desideri, la materia trova dialogo con la dimensione digitale, il corpo incontra la narrazione. Si costruisce dunque in questo nuovo contesto una diversa educazione, ispirata dal passato, ma anche pronta e adatta al cambiamento sociale già in atto. Un’educazione praticata nelle reali forme di relazioni educative, personali, economiche e politiche.
Educazione interculturale e cooperativa
Nel corso degli anni, alla Casa officina abbiamo sviluppato un modo di intendere l’intercultura e l’educazione interculturale fortemente legato alla costruzione di relazioni autentiche, in cui ogni soggetto fosse innanzitutto riconosciuto come persona, con un punto di vista e una visione del mondo da accogliere e valorizzare. Da questo principio sono nate le basi del nostro modo di intendere e concepire l’educazione interculturale e del nostro modo di metterla in pratica quotidianamente. Per riuscire a costruire relazioni autentiche, bisogna avviare e mantenere vivo un percorso lungo che parta dall’osservazione di sé, dalla consapevolezza delle proprie azioni e dei propri pensieri, dalla messa in discussione di questi e da una nuova rielaborazione del proprio rapporto con gli altri.
Queste relazioni si basano sull’ascolto attivo, sull’accoglienza, sul ritmo lento, sull’osservazione dei dettagli, sulla cura del contesto, sulla condivisione, sulla fiducia reciproca, sull’assenza di giudizio, sul supporto del singolo da parte del gruppo, sul senso della comunità e del mettere in comune, sulla capacità di mettersi in discussione, sulla capacità di cambiare punto di vista, sul superamento delle paure, sull’aumento della speranza e del senso di meraviglia.
Le relazioni interculturali, intese come autentiche, si costruiscono tra gli educatori della Casa officina: come posso educare, in senso interculturale, se sono gelosa di ciò che faccio e non lo condivido, se mi convinco che quella è la cosa migliore da fare e non ascolto eventuali proposte, critiche, suggerimenti degli altri educatori, se ho paura del giudizio dei colleghi, se non mi sento libera di esprimere insicurezze e difficoltà, se non supporto gli altri nei momenti di incertezza? Le relazioni interculturali, intese come autentiche, si costruiscono nella Casa officina con le famiglie: come posso educare, in senso interculturale, se non condivido il mio pensiero e il mio metodo educativo con i genitori, se non sono pronta ad accogliere i loro dubbi con un sorriso, se non ragiono con loro sul percorso di crescita comune, se ho paura del giudizio delle famiglie, se non comunico serenità e fiducia, se non accetto momenti di incomprensione e tento di superarli con loro?
Le relazioni interculturali, intese come autentiche, si costruiscono nella Casa officina con i bambini: come posso educare, in senso interculturale, se non riconosco la profondità dei loro sentimenti, se non accolgo le loro paure, se non sviluppo con loro il pensiero critico e divergente, se non do loro la possibilità di esprimersi con serenità, se ho paura dei loro giudizi, se non mi affido alle loro capacità, se penso di saperne sempre e comunque di più, se non affronto i personali momenti di inadeguatezza, se non mi sento libera di mostrare dubbi e curiosità, se non offro fiducia, se non considero possibile lavorare insieme per un percorso di crescita comune?
Le relazioni interculturali, intese come autentiche, si costruiscono nella Casa officina con i migranti: come posso educare, in senso interculturale, se non faccio attenzione a come pronuncio il nome di chi mi sta di fronte, se non sono curiosa di imparare qualche parola in un’altra lingua, se non cerco mai situazioni in cui sono io la persona che non comprende, se non riconosco le capacità personali, se mi sento minacciata, se non accolgo le paure e i momenti di frustrazione, se non offro fiducia, se penso di saperne sempre e comunque di più, se non racconto mai di me, se non ascolto le storie che sanno raccontare?
L’esperienza della Casa officina è un esempio concreto, una realtà tangibile, in cui si pensa e si fa una nuova educazione. E in cui la metodologia è in costante ricerca e innovazione, perché si basa sul senso politico di un profondo riconoscimento degli altri come persone.
Percorsi Annuali
Ogni anno la Casa Officina sceglie un tema, una questione, uno sfondo da sviluppare durante i mesi successivi. Un filo rosso che collega le attività con i piccoli e con gli adulti, la formazione con la didattica, le attività sulla lingua cinese con proposte artistiche o educative più varie.
Nel corso degli anni i temi sono stati diversi: alberi urbani, le piccole cose, la città, i viaggiatori, la terra sono solo alcuni dei percorsi che ci hanno ispirato. I percorsi sono abbastanza ampi da accogliere stimoli diversi, ma allo stesso tempo vicini alla quotidianità così che tutti possano entrare in relazione con essi in modo autentico. Ogni tema è oggetto di pratiche educative e di riflessioni condivise, nello stile della Casa Officina che intreccia ricerca e azione come presupposto di qualsiasi cambiamento.
Al termine dell’anno il gruppo di lavoro ritorna sul percorso valutando in che modo è stato sviluppato, quali aspetti sono stati lasciati in ombra e quali potrebbero fare nascere ulteriori percorsi. In questo processo di valutazione e riflessione, i percorsi annuali si intrecciano e trovano un senso nell’intero progetto della Casa Officina.